• di Cristiano Riciputi
La sua filosofia è quella di fare un restauro conservativo, mantenendo l’usura e il segno dei tempi. Silvio Pasini è un collezionista di trattori di Cesena e in circa 30 anni di questa ‘malattia’, come lui la definisce, ha raccolto quasi 70 pezzi. Èarrivato a possedere cinque Super Landini, «il re dei trattori da collezione», ma ora ne ha ‘solo’ due in quanto gli altri tre li ha venduti o scambiati per variare la propria raccolta. «Una buona parte dei trattori che ho acquistato in questi anni – dice Pasini – li ho scovati in Veneto, o in Emilia o nel Ferrarese. Pochissimi nelle zone di Forlì, Cesena o Rimini, soprattutto per quello che riguarda i pezzi più antichi e pregiati. E questo per un motivo abbastanza ovvio, cioè per la frammentazione delle aziende che allora, come oggi, caratterizza questi territori. Piccoli coltivatori che non potevano permettersi l’acquisto di trattori, se non solo dagli anni ’50 in poi. Ma oggi sto prendendo in considerazione anche i trattori dei primi anni ’60, a mio avviso snobbati da tanti collezionisti. Si tratta di mezzi che hanno 50 anni e rappresentano il futuro del collezionismo. Fra 1015 anni cominceranno ad essere considerati maggiormente». Pasini ha anche tantissimi libretti di circolazione, che portano la data, quasi tutti, compresa fra la fine degli anni ’50 ai primi anni ’60. E ne spiega le motivazioni. «Fino a quel periodo non esisteva l’obbligo di iscrizione delle macchine agricole, così come risale sempre a quegli anni l’iscrizione all’Uma. È per quello che molti documenti dei trattori sono di quel periodo anche se le macchine furono costruite decenni prima. E per noi collezionisti è un problema risalire con precisione all’anno di costruzione. Anche le case costruttrici, soprattutto italiane, hanno documentazione frammentaria. E alcuni libri in circolazione non sempre sono precisi».
Il pezzo forte
Se si chiede a Pasini quale sia il pezzo più pregiato della collezione, risponde che è la ‘vaporiera’ Marshall del 1911. «Non è in assoluto quello che amo di più,maha un valore storico enorme. È in condizioni pressoché perfette e veniva utilizzata non solo in agricoltura, ma in qualsiasi settore in cui servisse forza motrice. Tutti i pezzi sono originali, dai tiranti delle ruote ai tappi, che in genere sono i primi pezzi a essere sostituiti con qualcosa di analogo». Ma forse la macchina a cui tiene di più è l’L5560 semicingolato modello B, un Landini di metà anni 50. «Mi dicono che di questo tipo non vi sono molti modelli in circolazione. Di certo è una macchina che nacque già vecchia e il tipo di semicingolo adottato, ruota piccola dietro e grande davanti, non dava resa nella trazione tendendo, piuttosto, a scingolare, come si dice in gergo». Si potrebbe obiettare che 50 anni fa non era pensabile progettare una cingolatura come quelle moderne, con la ruota dentata più grande nel posteriore rispetto all’anteriore. Ma un’altra macchina della collezione smentisce questa ipotesi. Si tratta di un piccolo Fna (Fabbrica nazionale d'armi di Brescia), costruito a metà degli anni ’40, impiegato sia per usi agricoli che industriali. L’esercito lo ha utilizzato per lo spostamento dei cannoni al posto dei muli. Si nota la cingolatura che è stata ripresa poi dalle più moderne macchine dei nostri giorni. La collezione prosegue con un OM a petrolio, il TM2 4045 cv degli anni ’30, e con un Orsi del 1948. Si tratta del Super da 50 CV: l’avviamento è a incandescenza e togliendo il volante lo si utilizza per far girare il volano.
Hobbista
Pasini ci tiene a sottolineare che ha sempre fatto un altro mestiere, il camionista, e quello dei trattori antichi è un hobby. «Certamente costoso, ma che coinvolge ogni minuto libero. Appena posso vado ai capannoni dove custodisco le macchine e sistemo gli ultimi acquisti. Spesso vengono gli amici, appassionati come me, che mi danno una mano o si fermano per fare due chiacchiere. Nel Cesenate comunque sono poche le persone appassionate di trattori d’epoca. Non a caso ricevo tante visite da gente da fuori, addirittura tempo fa si erano organizzati in pullman dall’Emilia, mentre a Cesena non mi conosce quasi nessuno in questa veste».
Tornando alla collezione, Pasini è orgoglioso anche di un Oto Melara del 1950, con le sue caratteristiche tre ruote, così come di un 25 Fiat trasformazione Calzolari. Si tratta di una macchina particolare, degli anni ’50, con 4 ruote motrici e tutte e 4 sterzanti. Fa bella mostra di sé anche un Lanz del 1950, 60 CV, un grosso monocilindrico nel quale un terzo del cofano è occupato dal silenziatore della marmitta. L’avviamento era leggermente diverso rispetto a un testa calda italiano, in quanto sfruttava una candela a corrente continua. Da valorizzare anche un Fiat a petrolio, del 1917. La sua particolarità sta nel fatto che il motore non è originale, ma di metà degli anni ’20. Una modifica che ormai è entrata nella storia e fa di questo trattore un pezzo unico. Si prosegue poi con un Massey Harris, canadese, del 1950, un John Deere R due cilindri, 40 CV, del 1949, un Rubino Italfissore motoaratro, 12 cavalli, del 1955, del quale è stata stimata una produzione di soli 40 pezzi complessivi, e poi un Porsche del 1952 con frizione idrostatica e un Lamborghini 3540 degli anni ’50. Ma Pasini non è solo trattori. Qualche mese fa è riuscito a portare a casa un pezzo unico, davvero raro. Si tratta di un carro in legno, del 1869, di origine emiliana. Per 40 anni è stato conservato in un grande salone di una casa di campagna ed è praticamente perfetto. È tutto intarsiato in legno, rame e ferro battuto. Il fascino è dato dalle ruote in legno pieno, con i mozzi piuttosto grossi rispetto alle ruote dei carri del ‘900. Pasini ha anche una trebbia da mais degli anni ’30 e una falcia andanatrice tedesca della prima metà del secolo scorso. Il suo sogno è quello di poter realizzare un museo. E dato che intende costruire tutto a sue spese, spera di poter ottenere i permessi d’ampliamento dell’attuale ricovero macchine attrezzi senza troppi intoppi burocratici.