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PASSIONE A RITMO DI TANGO

 

La collezione di Sergio Ambrogio ha un forte legame con l'Argentina. Là è nato suo padre e ha acquistato diversi trattori antichi

 

• di Fabrizio Brignone

 

Si intreccia tra Beinette e l'Argentina una parte della storia della collezione di trattori d'epoca di Sergio Ambrogio, che nella località cuneese vive alla Cascina La Deserta lavorando come imprenditore agricolo e contoterzista, e ripensa sempre con affetto all'America Latina. «Personalmente - spiega - sono molto legato ai trattori che ho acquistato in Argentina, perché là era nato e vissuto per un certo periodo mio padre. Abitava a Trenel, un paesino vicino alla città di Generai Pico, nella provincia della Pampa, dove sono stato nel 2003 e ho acquistato un Pampa e un John Deere dei primi modelli. Sono anche molto legato alle locomobili a vapore e ai trattori che avevamo usato in famiglia, in particolare il Super Orsi Industriale (io stesso l'ho ancora utilizzato, ad esempio per espiantare gelsi), il cingolato Orsi Anteo e la trebbiatrice da trifoglio, costruita dalla ditta inglese Ruston & Proctor».

 

Per Sergio Ambrogio, classe 1940, è cominciata in casa la passione per i trattori e le macchine agricole "d'antan", grazie a lavori che fanno della vita nei campi il pane quotidiano, accanto a tanto tempo passato in officina. Così, nella seconda metà degli anni Settanta ha iniziato a conservare e recuperare vecchi trattori agricoli e trebbiatrici: oggi la sua collezione conta un centinaio di pezzi, tra cui la serie completa Orsi e quelle in via di ultimazione per Same e John Deere, oltre a una serie di rarità. Passeggiando con lui tra i vari "pezzi", tutti funzionanti, si scopre tanta parte del cammino compiuto dalla meccanizzazione agricola negli ultimi cento anni, oltre a una serie di aneddoti.

 

Aneddoti e tanti pezzi rari

Come la volta in cui gli fu venduto per Landini quello che poi si rivelò essere, una volta sistemato e ripulito, un Deganello: il sistema di raffreddamento "a pioggia" di questo "testacalda" statico ancora oggi è curioso e di grande impatto. Oppure uno dei primi pezzi acquistati per la collezione (trovato presso una segheria nellazona), un Pavesi militare, esposto anche all'adunata nazionale degli Alpini a Cuneo nel 2007: le ruote, oltre alla parte in gomma per viaggiare su strada, sono adatte anche per i binari ferroviari oppure (grazie a grappe metalliche laterali) ai tratti fangosi. Anche dei pezzi più rari e di quelli stranieri il collezionista cuneese parla con passione: «Questo è l'Orsi Astore, ne furono realizzati circa 50 e in giro ce ne saranno ancora quattro o cinque, mentre dell'Orsi Anteo la produzione fu di 109 esemplari, di cui ne rimangono una decina e io possiedo il numero 30».

Tra gli altri, mostra il Vierzon (francese), il Pampa, una locomobile a vapore Marshall (19 tubi bollitori), un Motomeccanica Balilla, un Corbella Longoni fisso "testacalda" , oltre a nomi come Gualdi, Landini Velite, Isotta Fraschini, i tedeschi Lanz Bulldog (un industriale blu acquistato in Olanda, ma anche quello agricolo e il cingolato), una trebbiatrice Orsi degli anni Trenta.

E racconta anche di quando, nel 1990, con una sua vecchia trebbiatrice Marshall costruita nel 1906 partecipò alla manifestazione di trebbiatura d'epoca sugli Champs Elysées a Parigi, per la trasmissione televisiva "Linea Verde".

 

Tra motori e ricordi, il pezzo più vecchio è una locomobile inglese Ruston & Proctor del 1870-1880, proveniente dall' Argentina, modello "coloniale" con ruote larghe per i terreni più soffici e un volano più massiccio, oltre alla curiosità di un regolato re di giri di prima generazione, con due grandi bocce. L'Orsi Argo Maremma è invece il più potente, con i suoi 55-60 cavalli.

 

Museo, un sogno nel cassetto

Tra gli altri momenti della visita si possono vedere alcuni pezzi dell'amico Davide Lorenzone (si veda il box) e, ancora, un Farmall Regular del 1926, prodotto negli Stati Uniti dalla International Harvester, con motore quattro cilindri in linea, e tre John Deere con modelli che in Italia non venivano importati, adatti per l'interfila e per le varie operazioni agronomiche da svolgere (in particolare la sarchiatura) attraverso attrezzi posti di fianco al motore e manovrati dal conducente grazie a un sistema di leve.

Rimanendo tra i John Deere, uno di tipo D de1 1927, con motore due cilindri orizzontale, della serie "unstyled"

- con radiatore a vista rispetto alla linea "styled" degli anni Quaranta - presenta la particolarità di avere, già in quell'anno, un optional come la presa di forza (che, peraltro, era appena sotto il piede sinistro del conducente: forse i progressi tecnici non andavano ancora di pari passo con quelli per la sicurezza... ), mentre l'altro John Deere D del 1943, versione "styled", permette di spostare l'avantreno a seconda delle esigenze di lavoro nei campi o con puleggia.

 

Come giudica l'appassionato collezionista cuneese le dimostrazioni, ad esempio in occasione di sagre e feste di paese? «Partecipiamo meno di un tempo - risponde - perché ormai sono troppo sfruttate, ci si sistema in una piazza in mezzo ad altre iniziative e attrazioni, con pochi veicoli, e magari si svolge anche la trebbiatura, però l'effetto non è quello che dovrebbe essere, perché spesso l'unico ricordo che rimane nella gente è quello del rumore e del fumo. Invece c'è tutto un mondo da scoprire nei trattori e nelle attrezzature d'epoca, quindi ci vogliono persone competenti e appassionate per spiegare che cosa sono, come funzionano, a quando risalgono e così via.

 

Ecco allora che sarebbe importante, come succede all'estero, realizzare un grande evento-raduno annuale per una zona ampia, con tanti partecipanti». Sempre per l'idea di un'ampia divulgazione e conservazione della memoria, Sergio Ambrogio coltiva il sogno di un museo dedicato alla meccanizzazione agricola d'epoca: lui che ha collaborato con il Museo nazionale della scienza e della tecnica "Leonardo da Vinci" di Milano, proprio per la parte agricola, vorrebbe portare avanti quest'idea. Chissà che qualcuno un giorno voglia aiutarlo a cogliere questa possibilità...

 

UN'AMICIZIA NATA NEL 2001

Ha 26 anni, occhi scuri che scrutano con entusiasmo ferri e ingranaggi, per una passione che lo accompagna fin dall'infanzia. Anzi, tutto è partito con un trenino per bambini, come racconta sorridendo Davide Lorenzone, che tra Astigiano e Cuneese alterna l'ultimo anno di studi in Ingegneria con le macchine agricole del passato: «Già quand'ero bambino ero affascinato dai treni avapore, ma visto che era un po' complicato averne uno mi sono rivolto ad altri mezzi a vapore, finché sono arrivato ai trattori d'epoca. Mi sono appassionato per quelli apetrolio emi sto specializzando nei Case. Ho conosciuto Sergio nel 2001 , quando sono ritornato da Buenos Aires (dove ho vissuto cinque anni) con la prima locomobile a vapore Clayton & Shuttleworth che avevo acquistato e in parte restaurato. Da allora siamo amici e lavoriamo insieme, acquistando anche dei pezzi ». Nella sua collezione si possono vedere tre Case: uno del1 918, con telaio a barca (un pezzo unico in ghisa sia per il motore sia per la trasmissione), motore trasversale a petrolio, senza freni se non il freno-motore, che veniva impiegato principalmente in terreni pianeggianti; l'altro del1 922, ancora da sistemare, e un terzo che presenta un curioso filtro ad acqua per l'aria brevettato dalla Case stessa. Tra i pezzi "in cantiere", poi, c'è il completamento di un motore a vapore fisso , che è uno dei tre di questo tipo costruiti dalla Reeves & Co (Columbus, Indiana). Ha una potenza di 13 cavalli vapore, motore bicilindrico e la particolarità di invertire il moto ela velocità del volano con una leva che agisce sui cassetti della distribuzione del vapore. Costruito nel 1902, fu successivamente acquistato nel1 913 da Henry Ford, che lo espose nel suo museo; nel1 985 quando fu venduto all'asta a un collezionista privato. Infine, Davide Lorenzone mostra e illustra con orgoglio l'ultimo acquisto effettuato con Sergio Ambrogio negli Stati Uniti: un trattore a vapore del 1934, il quartultimo costruito dalla Keck Gonnerman a Mont Vernon (nell'Indiana), monocilindrico, 47 tubi bollitori, con una potenza di 22 cavalli vapore al traino e65 alla puleggia. Era uno dei pochi modelli con ruote a raggi piatti (per lavori pesanti) e con possibilità di doppia ruota, oltre alla particolarità di un sistema a leva per la pulizia delle griglie del focolare, che faceva cadere la cenere senza dover aprire lo sportello di carico, edella valvola del cassetto di tipo bilanciato. «Siamo i quarti proprietari -dice, documenti alla mano -, i primi due l'avevano utilizzata per il lavoro nei campi e penultimo era un anziano collezionista del Michigan. Arrivata dagli Usa, l'abbiamo rimontata e messa in moto, ed è stata una grande emozione: ora stiamo finendo di ricostruire il tetto in legno e altri dettagli, nelle prossime settimane sarà terminata».

 

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