• di Francesco Bartolozzi
«Il trattore è un simbolo da valorizzare, perché ha permesso di aumentare la produttività del Paese». È la frase che probabilmente meglio coglie il senso della collezione, davvero unica, di Nello Salsapariglia in quel di Bagnolo in Piano, a due passi da Reggio Emilia. Il senso di conservare le cose del passato per non dimenticare quello che è stato fatto tanti anni fa e che spesso ha spianato la strada alle tecnologie moderne. «Vede questa motocicletta belga – fa notare – è una FN del 1905 con motore a 4 cilindri e trasmissione cardanica: un chiaro esempio di come certe tecnologie erano già presenti cento anni fa». Motociclette. Già, perché Salsapariglia nel suo museo, dislocato su tre piani, non colleziona solo trattori. Questi sono presenti a piano terra, assieme a motoseghe e motofalciatrici e a un secondo locale dove sono conservati circa 100 motori agricoli e industriali dal 1900 in avanti. Ma al secondo e al terzo piano si trovano anche 150 motociclette d’epoca dal 1900 e altrettante biciclette d’epoca. Per finire con una stanza dove sono custoditi un centinaio di grammofoni e radio dal 1850. Tutti “gioielli” rig o r o s a m e n t e funzionanti e in perfetto stato di manutenzione. Questa struttura è stata inaugurata lo scorso aprile, dopo anni e anni di costante e paziente recupero di tutte queste rarità, e non riesce comunque a contenere tutti i cimeli finora recuperati da Salsapariglia. «La mia è ovviamente una filosofia completamente diversa se paragonata a quella oggi imperante dell’usa e getta », sottolinea Salsapariglia. Che ha sempre vissuto in mezzo alla campagna, dato che i suoi genitori erano agricoltori, ma fin da piccolo è sempre stato affascinato dal mondo delle officine. Dove cominciò a lavorare già a 15 anni, prima di tornare nelle campagne a fare il motoaratore, che peraltro consentiva di guadagnare molto di più! Ma l’attrazione della meccanica era troppo forte. «Mi appassionava vedere le parti meccaniche – racconta Salsapariglia nel sito della sua collezione (www.collezionesalsapariglia.it, ndr) – l’interno degli automezzi. Mi piaceva ascoltare i meccanici che discutevano su come risolvere un problema o come tagliare o mettere a posto un pezzo. Ancora non lo potevo sapere, ma quelle esperienze, quei discorsi che ascoltavo, sarebbero un domani risultati importantissimi per la mia formazione professionale». E così nel 1947 decise insieme al socio Alceo Leoni, di aprire un’officina meccanica, il cui nome riprendeva le iniziali dei loro cognomi: Lesa. Fu da lì che nel 1950 uscì il primo trattore della serie Lesa, il mitico Falco, che si segnalava per la particolarità delle 12 marce (10 in avanti e 2 in retromarcia) e il motore rigorosamente Slanzi, bicilindrico, a petrolio, capace di 14 CV di potenza. Allora non si pensava che potessero servire tante marce in agricoltura, ma l’esperienza di motoaratore aveva invece insegnato a Salsapariglia proprio il contrario.
Il connubio con Slanzi
La messa in produzione da parte di Slanzi di un nuovo motore diesel a precamera da 15 CV indusse la Lesa a produrre nel 1953 un secondo trattore, il Titano, che diventò Titano B con il motore Slanzi da 17 cavalli a iniezione diretta. Il Titano C, invece, completamente ridisegnato, fu prodotto quando ormai le parti di recupero erano finite e presentava un cambio a 8 marce. Fu sempre un nuovo motore Slanzi, a 3 cilindri, a indurre i soci Lesa a costruire il Super Titano 25 da 25 CV. «Il connubio con Slanzi – spiega Salsapariglia – era un qualcosa che andava al di là del semplice rapporto di lavoro e assomigliava di più a un rapporto di amicizia, un legame di quelli all’emiliana. Che mi fece resistere alle tentazioni dei motori Lombardini».
Nel frattempo la Lesa si era data anche alla costruzione di falciatrici a motore e nel 1959 progettò un trattore dal carro completamente nuovo, l’LDV (Lesa Diesel Veloce), prodotto nei modelli da 14, 20, 25, 38, 42 e 55 CV (al momento nel museo mancano ancora i due modelli da 25 e 42 cavalli in fase di restauro). La Lesa arrivò ad avere una sessantina di dipendenti e a costruire 11 modelli diversi per un totale di circa 1.000 trattori venduti (oltre a 2.000 falciatrici) nel periodo dal 1950 al 1965. Purtroppo, dal 1963 in poi cominciarono le difficoltà, a seguito delle eccessive agevolazioni governative concesse agli agricoltori per l’acquisto di macchine agricole, di cui fecero incetta, in particolare, i Consorzi agrari. «Eravamo una decina di ditte in Emilia-Romagna a operare nel campo della meccanizzazione agricola – ricorda Salsapariglia – e fummo tutte costrette a chiudere». La Lesa cessò la produzione di trattori nel 1965, che fu venduta alla Corghi di Correggio. Salsapariglia si dedicò a quella delle motoseghe, oggi praticamente riunite sotto l’ombrello del colosso Emak, di cui Salsapariglia è socio di maggioranza. «Una delle più grandi soddisfazioni professionali – rivela Salsapariglia – la ebbi in occasione della Fiera di Verona quando presentai il primo modello LDV, il 14 cavalli che sfilava orgoglioso accanto a giganti come Fiat e Mercedes. Ma con altrettanto orgoglio ricordo anche il momento in cui arrivammo a costruire un trattore da 55 cavalli». Salsapariglia si è praticamente ricomperato tutti i suoi trattori, che ritrovava anche girando per lavoro per le sue motoseghe, e li ha tutti ristrutturati e riportati alla loro condizione originale. Adesso la sua collezione è aperta al pubblico e ha nei figli una certa garanzia di continuità. Per fortuna, perché un patrimonio come questo non deve assolutamente andare perduto.
Che cos’è il Gamae
Nello Salsapariglia è presidente del Gamae (Gruppo amatori macchine agricole d’epoca), un club che conta circa 400 associati e nel 2010 festeggerà 30 anni di vita. Fu creato da un gruppo di appassionati di motori e trattori utilizzati in agricoltura, i quali erano convinti che, facendo conoscere la bellezza e il fascino di un trattore agricolo, sarebbero riusciti a salvarne almeno una parte dalla rottamazione. E così iniziarono a organizzare mostre statiche, sfilate, gare di aratura ecc. che nel tempo hanno contribuito a divulgare la conoscenza storica della meccanica agricola. In sostanza, il Gamae, impegnandosi a diffondere la conoscenza della meccanizzazione agricola, ha di fatto dato vita a un movimento collezionistico di ampio interesse e che coinvolge sempre più persone. Tra le varie iniziative che porta avanti si segnala anche una rivista bimensile “Epoca Trattori”, attraverso la quale i soci vengono informati delle manifestazioni trattoristiche e delle iniziative culturali, come convegni a tema il cui interesse varca anche i confini nazionali. I convegni per i soci sono una ghiotta occasione di discussione dei problemi di attualità, come ad esempio la circolazione su strada dei mezzi agricoli, la compravendita e i passaggi di proprietà: «Chi non ha terreno – accenna Salsapariglia – non può comperare trattori: è una legge assurda, che andrebbe cambiata, considerato anche il boom che sta avendo questo tipo di collezionismo. Noi siamo federati Asi (Automotoclub Storico Italiano) e tramite questo Ente speriamo di smuovere le acque. Aspiriamo, infatti, ad avere regole uguali per tutti in tutta Europa».
F.B.