• di Francesco Bartolozzi
L’agricoltura nel proprio Dna, che risale fino ai tempi dei bisnonni e lo porta a coltivare ancora la sua terra nonostante sia già in pensione, nonché a occuparsi di agricoltura come assessore nel suo comune di residenza, Bosconero, in provincia di Torino. Renato Ferro impersona letteralmente la passione per i campi e, di conseguenza, per le macchine agricole, «una passione – racconta – nata da bambino, quando purtroppo non avevamo le possibilità di comperare un trattore e usavamo gli animali per il tiro, per l’aratro e altre attrezzature. E quindi da bambino il trattore è sempre stato il mio sogno, quando lo vedevo passare con la trebbiatrice e la pressa che rientravano a casa per fare la trebbiatura del grano. Poi ovviamente sono cresciuto e un giorno trovai un trattore d’occasione, un Eron 18. Fu questo il primo trattorino che usammoin azienda, grazie al quale si riuscivano a meccanizzare già parecchie operazioni».
Con sole 50mila lire
Dopo l’EronD18 i Ferro acquistarono un piccolo Fiat e via via altri trattori, per arrivare ai giorni nostri con modelli di 100 cavalli. Ma la passione è sempre stata per i Landini. «Dalle mie parti c’erano solo Landini – spiega Ferro – e a volte mi hanno chiesto se mi interessava ad esempio un Orsi, ma allora avevo solo Landini in testa. Così 40 anni fa un giorno incontrai un amico che voleva vendere il suo Velite perché nel capannone preferiva mettere la macchina al posto del trattore: con sole 50mila lire mi portai a casa il trattore che avevo sempre sognato. E da lì è iniziata la “malattia”. Un altro mio amico aveva un Super Landini in fusione che voleva dismettere e con 400mila lire mi sono portato a casa anche quello. La stessa cosa ancora per un altro Super Landini, sempre a cifre abbordabili (600mila lire), perché a quel tempo le macchine vecchie, come si suol dire, “te le tiravano dietro”. E il marchio Landini mi è sempre rimasto nel cuore». Ferro, tra l’altro, facendo anche l’agricoltore, ha delle pompe piazzate fisse e anziché farle girare a cardano, attacca la cinghia, quindi oltre al piacere di collezionare i trattori storici, li fa anche lavorare. «Sono l’unico in zona ad azionare le pompe ancora con un testa calda» afferma con (giusto) orgoglio. Oggi Ferro possiede 26 trattori d’epoca, oltre a una sgranatrice di mais e a una trebbiatrice con pressa Orsi che tuttora usa per la festa della trebbiatura. Ma i pezzi più interessanti sono probabilmente due locomobili, una fissa e una semovente. La prima è una Farqhuar (americana, costruita nella città di York in Pennsylvania) del 1890 ed è il pezzo più vecchio nella collezione di Ferro, secondo cui in Italia esistono solo due esemplari di questa locomobile (il secondo dovrebbe essere a Frosinone) che veniva usata più che altro per la trebbiatura nelle aie.
Una locomobile speciale
Se la Farqhuar non è particolarmente rara, la semovente invece è davvero un pezzo unico. «È letteralmente imponente – conferma Ferro – tutti me la guardano, anche perché vederla in foto è una cosa, ma dal vivo è impressionante ». Si tratta di una Advance Rumely a vapore del 1920, che un amico di Ferro aveva importato dall’Argentina, ma poi la famiglia preferì dedicarsi aimodelli testa calda anziché a vapore e quindi la mise in vendita. «Eravamo in gara con un museo – ricorda Ferro – che aveva già una Rumely a olio e cercava proprio quella a vapore. Alla fine l’ho spuntata io… Dal numero di serie del modello in mio possesso so che ne risultano solo 5 al mondo: una in Italia, la mia appunto, e le altre in America. Di particolare ha i pistoni uno dietro l’altro anziché in coppia, perché la costruivano così in Usa solo su richiesta per esportarla in Argentina. A giudicare dal traino posteriore che era molto consumato (e adesso restaurato), veniva usata sempre per l’aratura». Torniamo ai trattori. Il Landini più vecchio è il primo Super Landini acquistato, del 1939, e Ferro ne possiede altri due (del 1940 e del 1948), poi sempre come Landini abbiamo un Velite (del 1947), che Ferro non venderebbe mai perché è il pezzo per lui più importante affettivamente parlando, un L45 e un L25. A seguire troviamo tutta la Serie OM dal 3540 al 615, tre Fiat (221 R, 211 R e 312 R), due Oto Melara (un Oto 18 a tre ruote e uno con le ruote gemellate davanti) e due Sametto (versione normale e versione V). Purtroppo non possiede più il primo trattore comprato in azienda, l’Eron D 18, che però è validamente sostituito da un Eron D 25. Come marchi stranieri troviamo due John Deere (modello H con una ruota sola davanti e modello B con due ruote anteriori gemellate), un Farmall 20 CV del 1928 con ruote in ferro e gemellate davanti, e un Minneapolis Moline (il “famoso” trattore mandato dagli americani con il Piano Marshall per gli aiuti all’Italia postguerra).
Museo in arrivo
Ferro continua ancora a cercare pezzi, se trova qualcosa di interessante, ma oggi l’ostacolo di base è rappresentato dai prezzi. «Sono davvero fuori portata – conferma – diciamo che molti se ne stanno approfittando, per cui riesco ancora a comprare solo quando le mie possibilità me lo permettono. Il Farmall ad esempio l’ho preso solo due mesi fa e ci sono stato dietro un anno, perché cercavo proprio questo modello a benzina e non a gasolio. A questo punto mi piacerebbe avere un Orsi e sto solo aspettando l’occasione giusta». Ferro è ancora talmente impegnato tra campi e sedute comunali («Ventiquattr’ore al giorno a volte non mi bastano» – dice scherzando) che preferisce trovare macchine già in buono stato, ma ci tiene a sottolineare che è assolutamente in grado di restaurare qualsiasi trattore. «In passato ho lavorato anche al Consorzio Agrario – spiega – dove facevamo assistenza ai trattori e alle mietitrebbie, quindi se c’è da fare una rettifica, non ho problemi a smontare il motore e a rimontarlo. Insomma, so dove mettere le mani». Ma questa collezione che fine farà? «Proprio recentemente abbiamo registrato dal notaio assieme a famiglia e amici una società per dar vita a un museo. A Bosconero, infatti, nascerà in futuro un museo di trattori storici, il cui logo è già stato registrato e dove sarà conservata tutta la mia collezione, con tanto di piccola biblioteca e libri che parlano delle macchine. Dovrebbe essere pronto tra un anno circa e probabilmente cercheremo di coordinarci con il museo delle auto storiche di Rivarolo Canavese (To) per creare un percorso di visite organizzate ».