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LA MEMORIA STORICA DEL MUSEO DI PIETRAVAIRANO

 

Dalla viva voce del proprietario, le vicende di macchine e attrezzature della prima metà del secolo che raccontano questo lembo di campagna casertana

 

• di Barbara Mengozzi

Siamo a Pietravairano, in provincia di Caserta. In questo luogo poco lontano da dove si svolse lo storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, tramandato con il nome di “incontro di Teano”, c’è un piccolo ma significativo Museo Contadino che raccoglie macchine e attrezzature provenienti dalla zona. Si tratta di una creatura dell’ottantatreenne Giuseppe Acquaro, che gli abitanti del luogo hanno affettuosamente ribattezzato “il Nonno”. Grazie a lui, che in questa attività di collezionista ha profuso grandi energie in termini di tempo e di risorse economiche, oggi scolaresche e appassionati in visita al Museo possono rivivere le difficili condizioni di vita e di lavoro di questo lembo di campagna casertana nella prima metà del secolo scorso, raccontate dalla viva voce del protagonista, nella duplice veste di guida e di memoria storica.

 

Tutto cominciò nel 1947

Tutto è iniziato nel 1947 mentre Giuseppe Acquaro si trovava a Bari per espletare il servizio di leva. «La guerra era finita da poco – spiega Acquaro – e il mio pensiero, essendo figlio di agricoltori, andava di frequente ai campi sui quali avevo vissuto la mia adolescenza e dove ero sempre più intenzionato a costruire il mio futuro. Contribuiva a riportarmi a quegli scenari il rombo di un vecchio trattore cingolato, impegnato a dissodare i terreni situati nelle vicinanze della caserma, che ha fatto un po’ da leitmotiv al mio periodo di ferma. Ed ecco che, appena tornato a casa, avendo intuito l’enorme potenzialità della meccanizzazione verde, tutti i miei sforzi si sono indirizzati alla ricerca di un trattore da impiegare al servizio dell’azienda agricola di famiglia. Finalmente, dopo una serie di tentativi infruttuosi, nel 1951 sono riuscito ad acquistare un Bubba modello D42 usato, ma in buone condizioni che, abbinato a un aratro, ha alleggerito notevolmente le fatiche legate fino a quel momento a una lavorazione dei campi di tipo manuale». Di lì a poco, potendo impiegare diversamente il tempo risparmiato nella preparazione dei propri terreni, il signor Acquaro decide di avviare un’attività di aratura conto terzi che viene ulteriormente ampliata con la permuta del D42 con un Bubba Ariete nuovo di fabbrica e con il ricorso alla collaborazione di due trattoristi con i quali alternarsi alla guida del mezzo.

Ansaldo TCA70: la rinascita

Al momento dell’acquisto l’Ansaldo TCA70 non era in condizioni di essere avviato. La coppa olio, in alluminio, era corrosa in più punti e l’interno del motore necessitava di un’accurata pulizia per consentirne la messa in moto. Per giunta, il trattore era ospitato in un piccolo cortile al quale si accedeva passando per le viuzze di Baia e Latina di difficile transitabilità. «Per portarlo a casa avevo un’unica soluzione, quella di trainarlo. E così ho fatto, affidando a un trattore da 100 CV a doppia trazione l’incarico di trainare e anche di spingere in parecchi punti dell’itinerario per correggere la traiettoria del mezzo, il mio cimelio. Dopo quasi una giornata di lavoro e dieci chilometri di percorso il trattore giunse finalmente a destinazione». Anche l’opera di ripristino si presentò particolarmente difficile, poiché il particolare telaio “a scafo” del trattore non avrebbe permesso alcun intervento sul motore se non previa rimozione dello stesso dal carro. Una difficoltà che conferiva ancora più fascino a questo mezzo, costruito da un’azienda che aveva fabbricato anche corazzate e carri armati. Dopo qualche giorno dall’arrivo del trattore in azienda la gru di un poderoso autocarro sollevò il motore dal guscio di acciaio e, trascorso quasi un mese di lavoro, il motore era revisionato, pronto per ritornare al suo posto dove venne ricollocato sempre per mezzo dell’autocarro. «Ho dovuto attendere qualche giorno prima di tentare il primo avviamento. Il trattore, infatti, era equipaggiato con un serbatoio di olio supplementare e, non riuscendo, a prima vista, a comprenderne la funzione, non sapevo quale tipologia di olio utilizzare per il riempimento. La saggezza dell’età mi fece attendere ancora qualche settimana, fino a quando un amico mi passò uno stralcio del manuale di Uso e Manutenzione che mi permise finalmente di appurare la funzione del misterioso serbatoio. Avevo fra le mani un trattore con un serbatoio supplementare per l’olio destinato alla lubrificazione del motore. Oltre all’olio motore contenuto nella coppa, il serbatoio supplementare ne ospitava una quota considerevole che portava a quasi 20 kg la quantità di olio disponibile per la lubrificazione del motore».
B.M

 

La svolta degli anni Sessanta

Arriviamo, pertanto, all’inizio degli anni Sessanta quando Acquaro decide di non effettuare più l’aratura contoterzi. Il Bubba viene messo a riposo e impiegato esclusivamente all’interno dell’azienda di famiglia. Si sceglie di sostituirlo con un trattore gommato e una imballatrice per fornire servizi di imballaggio di fieno e paglia: un’attività che viene svolta ancora oggi dall’intervistato, nel periodo tra maggio e ottobre, ma con ritmi assai più tranquilli rispetto al passato. «Nel 1988 – prosegue Acquaro – il desiderio di mantenere in vita macchine e attrezzature del passato quale testimonianza preziosa da trasmettere alle generazioni future aveva ormai assunto una valenza determinante spingendomi ad acquistare alcuni “pezzi” interessanti, tutti provenienti da zone agricole collocate nelle vicinanze di Pietravairano, tra i quali una pressa a testa di cavallo e un trattore Fordson F a petrolio. Quest’ultimo, recuperato a Bellona in un cespuglio di rovi, era stato comprato a metà degli anni trenta da un contoterzista per azionare la trebbiatrice e, insieme ad altri due modelli analoghi, aveva praticamente “prestato i suoi servizi” in quasi tutte le aie situate sulla riva destra del fiume Volturno. Confesso che non è stato facile rimetterlo in funzione, ma oggi la soddisfazione di sentirne il rombo del motore è grandissima ». Successivamente sono arrivate una trebbiatrice Saima (Società anonima italiana macchine agricole) con battitore da 110 cm e una pressa Fabiani, entrambe recuperate nel basso Lazio, agli inizi della Ciociaria. «Per la pressa – spiega Acquaro – non ci sono stati particolari problemi, a parte la sostituzione di qualche listello dell’elevatore. Le condizioni della trebbia, invece, lasciavano molto a desiderare, soprattutto quelle del lato sinistro dove il tavolato era fatiscente, a causa delle tegole rotte del portico sotto il quale era stata collocata la macchina. Non me la sono sentita, però, di bruciare il legno rimasto e mi sono messo alla ricerca di un falegname al quale affidare la non facile opera di ricostruzione ». Ed è così che oggi questo mastodontico monumento fa bella mostra di sé nella ex stalla aziendale che dal 1995 è stata ufficialmente adibita a Museo. Le fanno compagnia anche una rarissima imballatrice a mano, recuperata ad Alife, in perfetto stato di conservazione e ancora con la sua vernice azzurrina, e due mietileghe provenienti da Pietravairano. Agli inizi del terzo millennio risale l’arrivo di un Ansaldo TCA70 comprato a Baia e Latina da un contoterzista, che costituisce forse il pezzo più originale dell’intera collezione, e di un trattore cingolato Vender Champion, recuperato nelle campagne di Dragoni dove era rimasto esposto alle intemperie per anni, “parcheggiato” a conclusione del suo ultimo lavoro di scasso. «Nonostante il trattore fosse completamente coperto di ruggine, il motore si avviò al primo tentativo – racconta il nostro interlocutore –. Così docilmente, come si conviene a un gigante buono, salì sul carrellone che lo avrebbe portato nel posto dove sarebbe stato ripulito e riverniciato prima di andare in pensione». Ultimo “capriccio” in ordine di tempo è stato l’acquisto di una Jeep Willys, un veicolo che Acquaro da ragazzo aveva avuto modo di vedere all’opera durante l’avanzata dell’esercito americano, rimanendo colpito dalla sua robustezza e mobilità in fuoristrada. Ma la passione del Nonno non si è affatto esaurita col tempo, tanto che a breve potrebbe arrivare un altro “bestione” cingolato, un Allis Chalmers HD9, attualmente oggetto di trattativa con l’attuale proprietario.

 

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