• di Francesco Bartolozzi
Che la famiglia Branchetti
Abati sia appassionata
di pezzi d'epoca lo si capisce
subito. Appena arrivati
in quel di Pratissolo di
Scandiano (Re) e imboccata
la salita che porta alla loro
abitazione, la prima cosa
che si vede proprio davanti
alla casa è un cannone. Sul
retro, poi, compaiono i vari
capannoni dove Mario
Branchetti Abati e il figlio Adriano nel tempo libero si
dedicano al restauro di tutto
quello che da 30 anni a questa
parte hanno collezionato.
Parliamo soprattutto di
trattori, ma anche di altre
macchine agricole, motori,
locomobili, autocarri, automobili
e motociclette.
Hanno persino un motore
stellare a 28 cilindri dell'aereo
tipo B29 e un treno a vapore.
«Faceva la tratta Piacenza-
Bobbio spiega
Adriano - e dato che abbiamo
anche un appartamento
a Bobbio, lo vedevamo sempre là fermo. Così un bel
giorno abbiamo deciso di
prenderlo. È una vaporiera
Henschel & Schn Gassel del
1911, completa, va solo risistemata
e rimessa in moto».
La passione dei Branchetti Abati è nata perché sono autotrasportatori e quindi girando per lavoro con i camion, ogni volta che si presentava un'occasione raccoglievano queste macchine che altrimenti sarebbero state rottamate. «In realtà la nostra prima attività è stata la motoaratura come contoterzisti - precisa Mario -. Ma solo per pochi anni, diciamo che sono stato l'ultimo a partire e il primo a smettere ». Una volta capito, infatti, che non era abbastanza redditizia come attività, Branchetti Abati si è buttato sul trasporto della ghiaia e oggi sempre insieme al figlio Adriano gestisce anche un'impresa di costruzioni edilizie. «La passione per i motori l'abbiamo sempre avuta - precisa Adriano - perché con le macchine in fondo ci abbiamo sempre lavorato. Certo che girare per l'Italia e vedere tutte queste rarità ci ha invogliato a collezionarle, senza dimenticare che spesso l'agricoltore ti vendeva il pezzo che ti interessava solo se ne prendevi altri 5-6 in blocco. Per comprare certi pezzi siamo arrivati fino a Cingoli (Macerata) nel Centro Italia e ad Alessandria nel Nord». La scelta dei pezzi è stata comunque sempre non mirata, prendendo un po' quello in cui ci si imbatteva. Poi col tempo si è anche affinata la conoscenza di queste rarità e oggi il risultato è una straordinaria collezione, che colpisce soprattutto per il numero di pezzi. Non sanno nemmeno loro quanti ne hanno, forse 500, comunque i soli trattori dovrebbero essere un centinaio. Proprio per la grandezza di questa collezione questa volta cercheremo di limitarci con le parole e parlare di più con le fotografie, anche se non riusciremo mai a rendere l'idea della vastità di questa raccolta in tre pagine di articolo. Ci vorrebbe un libro intero. In un primo capannone, oltre ad alcuni autocarri (tra cui citiamo per onor di cronaca il primo camion della Fiat, il18 BL) assieme a una fila di motori agricoli da banco (ma ce n'è uno anche navale) si trovano già delle "chicche". Come per esempio un Renault del 1936, ma soprattutto due International Harvester, uno con il motore Mogul monocilindrico a benzina e uno con motore litan bicilindrico da 20 Cv. Qui sono "parcheggiate" anche due macchine a vapore, una piccola inglese, la Ransomes, Sims and Jefferies, di Ipswich, e una grande americana, la Russton, Proctor & C. di Lincoln: la prima è particolare perché raggi del volano sono ricurvi e non dritti e veniva usata per la trebbiatura, mentre la seconda era del Monopolio dei Tabacchi. Chiudiamo questo primo veloce giro con una locomobile Bubba, uno dei primi esemplari, e due motori particolari: un bicilindrico Peroni di Milano con pistoni contrapposti, della seconda metà dell' 800 (usato in falegnameria e nei molini), e un Casali testacalda. Il secondo giro riguarda il capannone-officina, quello dove awiene il restauro. E anche qui le rarità non mancano e ci limitiamo a segnalare uno dei primi trattori Oeutz, l'F2M417, del 1952, due cilindri, 35 CV di potenza, ancora raffreddato ad acqua, seguito da un Breda cingolato 4 cilindri, un Pavesi Tolotti P4 del1918 e un Oliver 70 Harr Parr a 3 ruote.
Trattori gommati e in ferro
Il capannone che a qualche chilometro di distanza dall'abitazione ospita i trattori già restaurati è qualcosa di spettacolare. Articolato su due piani, vede disposti in quello superiore i trattori gommati e a piano terra i cingolati. Siamo nel Reggiano, quindi è logico che a dominare il reparto gommati sia il marchio Landini. I pezzi più rari sono sicuramente i modelli 25-30 e 40 "a vasca", praticamente i primi trattori Landini dopo le locomobili. Poi via via le altre serie: L25, L45, L55, Velite, Bufalo e diversi Superlandini: standard, con puleggia in legno e seconda serie (di questa hanno un modello che è stato "rialzato", per cui è più alto del normale). Altra presenza rilevante è quella degli Orsi, anche qui in diversi modelli: Super50, Super RV. (regolatore variabile), Argo e 025. Chiudono la rassegna italiana marchi come Oto Melara, Fiat (serie 703, 702 e 700), MotoMeccanica (con anche un Balilla seconda serie), Bubba, Ursus, Ansaldo Fossati e Same, ma in particolare meritano di essere citati un Gualdi diesel 30 e un Lombardini TL25 da 22,5 CV con i pistoni disposti a V. Una fetta altrettanto grossa è quella dei trattori stranieri, anche qui con tante rarità. Per quanto riguarda l'Europa, dalla Francia è presente un Vierzon 551 da 60 CV, dalla Germania un Allgaier, un Hanomag WO 28 del 1929 da 28 CV e diversi Lanz Bulldog, tra cui il 09506 del 1951, da 45 CV, e il testacalda 05506 sempre del 1951, da 16 CV. Viene dall'Inghilterra, invece, un Field Marshall della terza serie, da 44 CV, ad awiamento con sigaretta e manovella. Ma forse la rarità europea piùimportante è La Robusta K44- 48, trattore ungherese della HSCS, datato 1938,55 CV di potenza. Passando agli Stati Uniti, spiccano sicuramente gli Hart Parr della Oliver Farm Equipment, in particolare i modelli 12-24 e 18-28. Diversi anche i modelli Fordson in collezione, in particolare le versioni F2 americana, inglese e bolognese (distinguibile per dettagli come i fanali e il tappo del serbatoio verticale e non in orizzontale). Ancora dagli Usa è presente il marchio International, in particolare con il modello F-30, 20 CV, tutto nero, caratteristico per la presenza di un differenziale particolarmente alto, e poi con i successivi Farmall e Case. Sempre degli Usa, infine, è il modello U della Minneapolis-Moline, con motore Kef 55 308 F, 4 cilindri e 3 ruote.
Reparto cingolati
Come detto prima, il pianterreno è dedicato ai trattori cingolati. Anche qui le marche sono tante, italiane e straniere. Tra le prime, oltre a Fiat, MotoMeccanica (compreso un modello Balilla) e Orsi, presenti sempre in diversi modelli, da segnalare in particolare un Ansaldo Fossati TCA 70 con motore Alfa Romeo, un Breda testacalda, tre tipi diversi di Ursus (un O.M.P. 55, uno con i pattini industriali lisci e un 55) e una Landinetta a 1 cilindro. Per quanto riguarda i trattori stranieri, anche qui i marchi "si sprecano": Hanomag, Lanz Bulldog, Caterpillar, ma spiccano senza dubbio un cingolato russo (modello XT3, marca sconosciuta), con un sistema di catenaria dawero particolare, e un Cletrac, americano. Come detto, nella collezione di Branchetti Abati ci sono anche altre macchine agricole. Tra queste vanno segnalate una pressa Orsi, una trebbia Balduzzi Rovida (Voghera) e una trinciacanapa con i rulli in ferro di Laffi Dante. Sarà anche un luogo comune, ma in collezioni come quella di Branchetti Abati si ritrova una fetta importante della storia della meccanizzazione agricola italiana e internazionale. Inevitabilmente, averla riassunta in poche righe e qualche fotografia, rende solo parzialmente l'idea della sua grandezza.