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COMPRARE E AGGIUSTARE

 

La collezione di Ivo Crosato nel Trevigiano fa leva su trattori tutti a marchio italiano

 

• di Federica Florian

 

Fin da piccolo Ivo Crosato cullava il sogno di possedere un trattore come quello dello zio paterno, un Super Orsi del 1937, con le ruote in ferro, che lavorava le campagne della pianura trevigiana. «Quella macchina per me era il simbolo dell’innovazione, del progresso, del nuovo che avanzava» – racconta oggi Crosato, che nella vita fa l’imprenditore e rappresenta il tipico selfmade man del Nord Est, questa zona d’Italia che ha conosciuto un'enorme espansione economica nel secondo dopoguerra. «In realtà, la passione per i trattori e per gli attrezzi d’epoca penso di averla sempre avuta. Anche se nella mia famiglia, dove sono il nono di dieci fratelli, non abbiamo mai posseduto un trattore. In compenso, avevamo una piccola stalla di vacche da latte e i lavori nei campi, dove eravamo fittavoli, li eseguivamo con l’ausilio delle mucche. Solo per i lavori più pesanti ci facevamo aiutare da alcuni terzisti della zona». Crosato ha lavorato in agricoltura fino a 16 anni; poi la scelta di cambiare settore, cercando un impiego più sicuro, come operaio. «Mio padre – spiega l'imprenditore 61enne – insisteva perché io rimanessi in agricoltura, maio gli dissi che sarei rimasto solo a patto di acquistare un trattore tutto nostro. In quel momento, però non ne avevamo la possibilità». Il primo trattore della sua vita Crosato lo ha acquistato nel 1998. «Per lavoro, occupandomi della progettazione e produzione di serbatoi in acciaio inox per il settore alimentare – racconta – giro l’Italia in lungo e in largo. Un giorno, in provincia di Mantova, vidi nel cortile di un rigattiere un Landini Velite di fine anni Trenta. Mi colpì. Feci inversione di marcia e andai a contrattare per portarlo a casa». Quel mezzo, però, non era funzionante; contrariamente alle previsioni, Crosato si vide nell’impossibilità di sistemarlo, gli mancava il tempo, era troppo impegnato nella sua attività imprenditoriale, che svolge a San Biagio di Callalta in provincia di Treviso. «Due anni dopo, nel 2000, ho ceduto quella macchina e ne ho portata a casa una funzionante, il sogno della mia vita: un Orsi Argo 55/60 CV testa calda, del 1950, acceso tramite il volante inserito nel volano, che mi ricordava tanto il Super Orsi dello zio». Da allora Crosato non si è più fermato e in dieci anni hamessoinsieme una bella collezione di trattori d'epoca, tutti rigorosamente italiani, arrivando in totale a una quindicina di esemplari. Le sue macchine predilette sono quelle risalenti al periodo 19301950, soprattutto quelle con motore a testa calda e ruote in ferro, seppure lui precisi: «Tutti i pezzi della mia collezione, nessuno escluso, mi sono cari».

 

Il meccanico discendente dei Menon

Per il restauro dei suoi trattori, Crosato si affida all'abilità ed esperienza di Franco Menon, un anziano di Roncade (Tv), discendente di quei Menon che nel lontano 1895 fabbricarono la Vetturetta, quella che ancora oggi è considerata la “prima automobile d'Italia”. Le Officine Menon di Roncade, infatti, idearono l'automobile ancora prima della Fiat di Torino. «Franco per me è una garanzia – sottolinea Crosato – dal 1953 al 1955 ha lavorato come carburatorista negli stabilimenti Alfa Romeo; dopodiché, per diciotto anni è stato meccanico motorista presso la Scuola Agraria di Castelfranco Veneto (Tv), prima di aprire a Treviso un’officina tutta sua. Con lui facciamo un restauro lento e ben fatto delle macchine, ripristinando tutti i pezzi originali, senza buttare via niente. In alcuni casi, abbiamo impiegato addirittura cinque anni per riportare i trattori allo splendore iniziale». Anche per le vernici, Crosato e Menon fanno delle ricerche approfondite, per ripristinare la macchina esattamente com’era. «Ad esempio, quest’anno abbiamo appena ridipinto l’Orsi Argo in azzurro, dopo essere risaliti al suo colore originario, ancora visibile in alcune parti nascoste del mezzo».

 

Il Bubba UT6 scovato in un fienile

Il pezzo da novanta della collezione di Crosato è senza dubbio un Bubba UT6 35/40 CV, modello testa calda del 1934, completamente funzionante e risistemato. Crosato lo aveva adocchiato già nel 2001 in Toscana, nella tenuta agricola del barone Ricasoli di Siena, dove stava realizzando un lavoro all'interno della cantina. «Il Bubba era nascosto sotto un capannone agricolo – racconta – coperto da tante cose vecchie, completamente arrugginito. Per convincere il proprietario a cedermelo, ho dovuto ‘lavorare’ tre anni in attività di persuasione. Solo quando il barone ha capito quanto tenessi a quella macchina e che desideravo prenderla per conservarla, non certo per venderla, allora me l’ha affidata di buon grado. Quando lo abbiamo portato a casa, il Bubba era completamente arrugginito, di colore grigio/verde, pieno di fango, perché non era mai stato lavato. Per riportarlo allo splendore iniziale, ci abbiamo impiegato cinque anni, ma ne valeva davvero la pena. Oggi è una meraviglia e tutti ne rimangono estasiati. Da poco mi hanno chiesto di vederlo anche gli organizzatori dell’Internationaal Historisch Festival, un festival internazionale di macchine agricole d’epoca che si tiene a fine luglio nella città olandese di Panningen ». Crosato, che fa parte del gruppo amatoriale ‘Associazione S. Biagio Trattori ed Attrezzi d’epoca’, porta fuori le sue macchine solo una volta all’anno, alla fiera di Spercenigo di San Biagio di Callalta, suo paese natale. Per il resto le custodisce al sicuro in un capannone.

 

Alcuni Balilla fra i “gioielli”

Oltre al Bubba UT6 e all'Orsi Argo, dal 2006 fa parte della collezione di Crosato anche un Landini 25 CV testa calda del 1953, con ruote in ferro, color verde oliva. Anche questo è stato trovato per caso presso un cliente di Foggia, che lo custodiva sotto un’autorimessa agricola; era parzialmente funzionante e aveva in dotazione ben tre libretti di circolazione. Il restauro è durato quattro anni, dal 2006 al 2009. Fra i pezzi della collezione Crosato vi è poi un Fiat 59 CV del 1948, cingolato e con volante, alimentato a gasolio, acquisito nel 2001. A fianco a questo nel 2008 è arrivato un 25 Fiat C, sempre a gasolio, fabbricato nel 1954, perfettamente funzionante. Da ultimo, nella lunga serie delle macchine di Crosato vi sono alcuni esemplari di Motomeccanica Balilla: qualcuno già restaurato, qualcun altro in attesa. Il più bello è un modello databile dal 1935 al 1938, motore 10 CV, a 4 cilindri, alimentabile a benzina o petrolio, con ruote in lega. «Quando l’ho portato a casa, nel 2003, – spiega Crosato – era completamente arrugginito. Pian pianino lo abbiamo risistemato, rifatto valvole, pistoni e ingranaggi secondo il progetto originale e oggi è come nuovo al 100%. Abbiamo finito il restauro ad aprile scorso». Crosato possiede poi altri due Motomeccanica Balilla, uno del 1933 e uno del 1939, entrambi cingolati e con motore a 15 CV, alimentati a benzina o petrolio, acquistati assieme presso un rigattiere di Cuneo. Infine, ha altre cinque macchine Balilla in attesa di restauro, tutte degli anni a cavallo della Seconda Guerra Mondiale: tre con ruote in ferro, due con ruote in gomma. «Tre sono Balilla originali, gli altri due invece sono B50, ossia macchine uguali in tutto e riper tutto ai Balilla, ma con un nome diverso, poiché una volta finita la guerra tutto ciò che rimandava al fascismo era proibito». L’azienda Motomeccanica negli anni Trenta divenne molto famosa in Italia grazie alla produzione del Balilla, un trattore di piccole dimensioni, con motore a 10 CV, considerato il “trattore del popolo”, una sorta di Topolino nell’Italia agricola di quel tempo, innovativo, con il volante al posto delle leve. Dulcis in fundo, una digressione nella collezione di trattori d’epoca di Crosato, sono due sidecar militari, tedeschi, del 1943: unBmwR75 e un Zundapp KS750, entrambi funzionanti e in perfetto stato, trovati un anno fa nell’Alta Austria.

 

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