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SUL VIALE DEL TRAMONTO

 

Inerio Arati, nel Reggiano, ha messo insieme una trentina di trattori.
E a 76 anni cerca acquirenti per non doverli rottamare

 

• di Francesco Bartolozzi

 

Non è la prima volta che incontriamo collezionisti che hanno qualche pezzo che vorrebbero vendere. Ma questa è la prima volta che incontriamo un collezionista che li vuole vendere tutti, eccezion fatta per un paio di macchine. Venerio Arati, da tutti conosciuto come Inerio, di Baiso in provincia di Reggio Emilia, alla “tenera” età di 76 anni si sente come “intrappolato” dalla sua collezione. Non avendo figli, non saprebbe a chi lasciare questa sua eredità e allo stesso tempo gli piange il cuore a pensare di dover rottamare queste macchine che con tanta passione ha raccolto negli anni. Passione e a volte anche necessità. «La passione l’ho sempre avuta, perché vengo da una famiglia di contadini – ci spiega Inerio – ma poi ho scelto di fare l’imprenditore nel settore stradale e a volte mi sono capitati dei clienti che mi hanno pagato offrendomi dei trattori d’epoca». Arati ha messo insieme 28 trattori, più qualche attrezzatura agricola. Alcuni pezzi risalgono all’azienda di suo padre e di questi continua a utilizzare un paio di trattori e qualche macchina per la fienagione, dal momento che ha ancora dei poderi dove passa il suo tempo libero da pensionato coltivando frutta, grano e foraggi. «Ormai sono vecchio – ci spiega con rammarico – ho dedicato praticamente tutta la mia vita al lavoro e non ho figli a cui trasmettere la passione. Perciò mi sono deciso a vendere quasi tutti i miei trattori, ma devo anche dire che purtroppo non vuol più spendere niente nessuno e io non voglio svenderli. Mi basta recuperare i soldi spesi per comprarli». Non resta allora che vedere cosa offre la collezione di Arati, premettendo che ci sono pezzi abbastanza comuni e altri più rari, e che alcuni trattori non sono in buone condizioni, anche perché non sono mai stati restaurati.

 

Italia

Le macchine italiane fanno decisamente la parte del leone, in particolare con i marchi Fiat, OtoMelara e Same. Per quanto riguarda il primo, sicuramente va segnalato un AgriFull C 80/70 L Special (70 CV), che apparteneva all’azienda del padre: non è un trattore vecchio,maparticolare perché gli Agrifull nascono dall’acquisizione a metà anni 70 della AgrifullToselli di Ferrara da parte della Fiat. La ferrarese Toselli costruiva, infatti, cingolati da frutteto e vigneto e si fuse appunto nel 1975 con la Agfrifull, con la Fiat che mantenne il marchio Agrifull con i trattori in livrea verde prodotti a Ferrara. Andando indietro nel tempo, troviamo un Fiat 55 dei primi anni Cinquanta: ilmodello di Arati presenta la lettera C,main realtà il 55C non esiste, perchè era stato prodotto solocome55 o come55L (versione larga); comunque monta un motore diesel a 4 cilindri da 55 cavalli e fu presentato per la prima volta nel 1951 alla 53esima Fieragricola di Verona. Particolarità di questo modello, la presenza delle leve per la guida e non il volante di sterzo. Proseguiamo con i famosi Fiat 25 R del 1957 (27 cavalli, motore 4 cilindri), che Arati usa ancora, e 211 R (21 cavalli, datato 1959, non ha bisogno di presentazioni), seguiti da un 352 C (4 cilindri cingolato da 33 cavalli di potenza, che dovrebbe risalire all’inizio degli anni 60) e un 415, del periodo 196467, sempre 4 cilindri, per 45 CV di potenza. Oltre a un 55L e a un altro 55C stretto dei primi anni 50, chiude la serie Fiat un 355C, cingolato versione Montagna, 40 cavalli, 3 cilindri, prodotto dal 1968 al 1970 e rientrante nella cosiddetta serie “Nastro d’oro” celebrativa del Cinquantenario dell’azienda torinese. Passando agli OtoMelara, ne abbiamo contati 6, a partire dal tipico OtoMelara a 3 ruote, l’R3, del 1950, per passare a un C25 del 1953 (4 ruote, 25 cavalli di potenza), due Oto 20 del 1957 (4 ruote, 20 cavalli di potenza, uno dei quali munito di sollevatore), un C25C del 1954 (cingolato, dalla meccanica del tutto uguale agli altri 25, ma privo dei classici pedali delle frizioni di sterzo, in favore delle due leve laterali che permettevano una guida più precisa) e infine un Oto 30 del 1959 (i 30 furono l’ultima gamma offerta dalla ditta spezzina al mercato, per 30 CV di potenza, si distingueva per la carrozzeria di successo già vista sul 20, ma con la meccanica derivata dal 25). La presenza di Same nella collezione di Arati è testimoniata da un bell’esemplare di Same DA 47 (3 cilindri, 45 cavalli) tuttora utilizzato dal proprietario, da un DA 17 Diesel del 1955 (17 cavalli di potenza, motore monocilindrico, avviamento elettrico, 4 marce avanti e 3 retromarce), ma soprattutto da un Same 360: fu uno dei primi modelli, dopo il 240, a uscire con la stazione automatica di controllo (sensori posti sull’albero inferiore per rilevare il carico dello sforzo e adeguare di conseguenza la profondità di lavoro) messa a punto dalla casa di Treviglio nel 1958 e fa parte dei cosiddetti “trattori intelligenti” assieme appunto al 240 e al successivo 480. L’estetica è del tutto simile al modello 240, ma il motore è a 3 cilindri (contro i 2 del 240 e i 4 del 480) e la meccanica è direttamente mutuata dai precedenti DA (dieselaria). Da citare anche un Same Corsaro 70 Synchro, prodotto negli anni Settanta, 70 cavalli di potenza, con cabina. Chiudiamo la parentesi italiana con un Lesa Titano C del 1955, completamente diverso dai due precedenti (Titano A e B), con 8 marce e motore Slanzi bicilindrico da 17 cavalli, un trattorino da fornace della ditta modenese Lugli e una motoagricola Nibbi G 119: quest’ultima presenta un motore Lombardini 904 bicilindrico da 28 CV, rimorchio ribaltabile e avviamento elettrico. Dovrebbe risalire alla metà degli anni 60, quando il settore delle motoagricole ebbe un forte impulso in Italia soprattutto nell’agricoltura di montagna.

 

Estero

La parata di trattori stranieri merita di essere introdotta da quello che forse è il pezzo più raro della collezione di Arati, un Normag ZorgeNG25 del 1951. Normag era un marchio tedesco della città di Nordhausen, azienda che era nata alla fine del 1800 come costruttore di macchine per la potassa e che costruì trattori dal 1938 agli anni 60. Il primo modello fu l’NG 22 a petrolio, cui seguirono l’NG 10 e l’NG 25 a gaslegna. Dopo la guerra la produzione di trattori si trasferì a ovest, nella città di Zorge e da quelmomentoi trattori furono marchiati NormagZorge. Il modello di Arati dovrebbe essere un NG 25 di questo periodo, con motore monocilindrico da 25 cavalli. L’azienda venne alla fine rilevata da Mannesmann che in seguito acquisì i trattori Porsche e Man. Decisamente più comune è il Lanz Bulldog D 2416: il modello di Arati è da 24 cavalli, motore monocilindrico orizzontale, primo modello della serie diesel dei Lanz dopo la parentesi semidiesel, importato in Italia nella seconda metà degli anni 50. Chiude la serie straniera uno Steyr 180 di quelli esportati in Italia dalla casa austriaca. Sarebbe un vero peccato perdere questi pezzi, perciò ci auguriamo che a Inerio, socio Gamae, non manchino le richieste di acquisto.

 

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