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OBIETTIVO RESTAURO TOTALE

 

Giampiero Nardi colleziona, vicino a Roma, trattori d’epoca per poi riassemblare i singoli pezzi fino a ricomporre la versione originale

 

• di Barbara Mengozzi

Solo i grandi appassionati di trattori d’epoca sanno cosa significhi effettuare un restauro totale: anni di lavoro, grandissima pazienza e attenzione ai particolari ma anche tanta soddisfazione nel riassemblare i singoli pezzi, vedere la macchina che pian piano riprende forma e, con il rombo del motore, ritorna a vivere. Sono emozioni alle quali Giampiero Nardi, di professione meccanico generalista e collezionista di macchine agricole per hobby, difficilmente potrebbe rinunciare e si capisce dall’entusiasmo con il quale ci mostra, all’interno della sua officina ubicata a Pratica di Mare, in comune di Pomezia (a sud di Roma), la ricostruzione in corso di un “glorioso” Fiat 601 CP. Si tratta di un modello a cingoli prodotto dal 1949 al 1950 e caratterizzato dalla presenza di un telaio monoblocco in fusione (chiamato in gergo “barca portante”) comprendente il basamento del motore, la scatola del cambio e il differenziale: una soluzione un po’ costosa ma tale da fornire al mezzo un’eccezionale solidità. Dopo aver lavorato per più di un anno, ad una media di tre ore al giorno, Nardi è riuscito a ricostruire, accanto al motore – un Fiat 600 4 cilindri da 2.270 centimetri cubici alimentato a petrolio e capace di erogare 18 CV a 1.400 giri – e al magnete d’accensione, interamente revisionati, il gruppo cambiofrizionedifferenziale.

 

Tanto impegno, tanta passione

L’insieme, provvisto dei numeri del motore e del telaio, fa ora bella mostra di sé su un cavalletto appositamente costruito mentre su un altro cavalletto è stato collocato il gruppo del riduttore, rimontato, sabbiato, trattato con antiruggine epossidico e riverniciato. Per arrivare al trattore completo ci vorranno ancora un paio d’anni, vista anche l’estrema cura che Nardi riserva al dettaglio, ai fini di una ricostruzione che deve ripristinare la macchina esattamente com’era. «Il restauro come lo intendo io – fa presente l’intervistato – richiede un gravoso impegno in termini non solo di tempo ma anche di risorse economiche per recuperare tutti i pezzi originali, compresi gli accessori, e deve essere alimentato da una grandissima passione ». Una passione per i trattori che Nardi porta con sé fin dall’età di tre anni quando osservava il nonno Ferdinando, meccanico agricolo, lavorare nella propria officina aperta al ritorno dalla seconda guerra mondiale. «Più tardi – ci racconta – dando una mano a mio padre Vittorio ho preso consapevolezza del fatto che da grande anch’io avrei voluto fare il meccanico. Così è stato ed oggi, quasi cinquantenne, rappresento la terza generazione di una famiglia di meccanici appassionati di trattori».

 

Circa 20 trattori in collezione

Attualmente la collezione di Nardi è formata da una ventina di trattori, la maggior parte dei quali ancora da restaurare. Il primo acquisto risale al 1990 e si tratta di un Fiat 25 CP, un cingolato a petrolio risalente al 19511952, ora parzialmente restaurato e perfettamente funzionante, con motore Fiat 600 4 cilindri da 23 CV a 1.750 giri raffreddato ad acqua. «Il motore – fa presente Nardi – si è bloccato poco tempo dopo aver effettuato l’acquisto, l’ho dovuto smontare completamente e ho scoperto così che dell’acqua era trafilata nella coppa bloccando le bronzine di banco e di biella. Con l’occasione ho effettuato una revisione completa del motore e del radiatore sostituendo anche alcuni tubi ». Nardi ci fa notare in questo modello, anch’esso con carro “a barca portante”, il ritorno di Fiat alle valvole laterali (già presenti peraltro nel Fiat 601 CP) e l’avviamento a manovella giustificato dal fatto che a quell’epoca molte aziende ancora non disponevano dell’allaccio alla rete elettrica e si sarebbero trovate in difficoltà per la ricarica della batteria. Chiude il terzetto di trattori Fiat un 600 RP, gommato a petrolio, con le stesse caratteristiche tecniche, fatta ovviamente eccezione per la trazione, la potenza (un cavallo in meno), la velocità ed il peso, del Fiat 601 CP. La macchina, prodotta negli anni 19491950, è completa, ma va restaurata. Altri due pezzi importanti della collezione, entrambi da restaurare: un Landini 25 testa calda, pietra miliare nella storia della meccanizzazione agricola italiana, che dovrebbe risalire al 1953 («riesco ancora a metterlo in moto – sottolinea compiaciuto Nardi – e quando arriva la primavera mi diverto ad usarlo facendo dei giri intorno alla mia proprietà) ed un OM3540 a cingoli mosso da un diesel quattro cilindri a iniezione diretta da 37 CV a 1.500 giri con motorino elettrico di avviamento, provvisto dei documenti di circolazione e della strumentazione dell’epoca, compreso il manometro dell’olio. Meno noto lo Slanzi Amico SD53, con motore diesel a due cilindri (verticali) da 17 CV a 1.700 giri e trazione a quattro ruote motrici. Meritano una citazione anche un Same DA 30 DT a doppia trazione con motore diesel bicilindrico da 34 CV raffreddato ad aria, marciante ma da restaurare, un Lamborghini DL 30 CTL con motore diesel raffreddato ad acqua e un Venieri HP 2022 con motore diesel bicilindrico Güldner. Nardi ha acquistato quasi tutti i suoi mezzi nel territorio di Pomezia e dintorni, dove esisteva una grande tradizione agricola che è stata interrotta sul finire degli anni ‘50 quando, con l’ingresso di Pomezia nella zona di intervento della Cassa per il Mezzogiorno, gli insediamenti industriali, per i quali venivano erogati contributi a fondo perduto, hanno avuto la meglio sui campi. «Per il futuro – conclude l’intervistato – intendo ampliare ulteriormente la collezione, anche se il lavoro che mi attende è già tanto, ma il primo passo che dovrò compiere e quello di dare alla mie macchine una sistemazione migliore, raggruppandole in un unico locale che mi permetta anche di mostrarle ad altri per conservare la memoria ed offrire una concreta testimonianza delle nostre radici».

 

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