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TESTA CALDA MON AMOUR

 

Sono i modelli preferiti da Ettore Bianco nel Cuneese. Una collezione dislocata all'interno di una tenuta antica e nobile

 

• di Fabrizio Brignone

 

La vista si perde sulle colline a cavallo tra le province di Cuneo e di Asti, in quella terra tra Langhe e Monferrato che incanta con la magia delle vigne e dei noccioleti, dei casali e dei castelli. E quando si guarda il panorama dalla Tenuta San Mauro, su una collina di Castagnole Lanze (At) , si respira aria di una campagna antica e nobile, in un turbinio di tradizioni ed emozioni che riportano a un'agricoltura d'altri tempi. Le stesse che suscitano e mantengono vivo l'amore per motori "d'antan", per trattori d'epoca che hanno fatto la storia della meccanizzazione agricola: ne è un grande appassionato Ettore Bianco, 68 anni, architetto e geometra nella vicina Alba (Cn), da sempre innamorato della terra e soprattutto di questa terra. Discendente da una famiglia di contadini etrebbiatori, Ettore coltiva da sempre la passione per i "testacalda" e per tutto ciò che ruota intorno al mondo dei campi di ieri. «Sono cresciuto occupandomi di altro e ho seguito i miei studi, ma ho sempre respirato quest'aria e l'amore per questa terra», racconta lui, nato in anno di guerra e cresciuto con la "ripresa" e il boom anche della meccanizzazione agricola. Il padre, Giovanni (classe 1900), dopo la seconda guerra mondiale punta sull'espansione dell'azienda di famiglia: nel 1946, dopo un'annata particolarmente buona con le vigne, acquista un traino completo formato da trebbia, imballatore a testone (o pressa) e trattore Fordson. Il piccolo Ettore si innamora subito di questi macchinari, tanto più quando, all'inizio degli Cinquanta, in casa arrivano i due Orsi, l'Argo e il "R. V" (sigla per "retromarcia veloce"). E ricorda ancora, con un sorriso, di quando «si passava all'alba nel centro di Castagnole, suscitando le lamentele e le proteste degli abitanti per il rumore, anche perché allora si seguivano già i terreni anche a Neive, e poi con l'Argo si era a un livello tecnico notevole, a due leve con sei marce, si viaggiava già a 15 km orari, prima era quasi impensabile ».

 

Negli anni '50 il primo Orsi

Un decennio dopo, tra gli ammodernamenti della "flotta", arriva il primo diesel Orsi, 40 cavalli con motore Perkins, poi un Ford 5000. Ettore si diploma geometra e sceglie un diverso orientamento professionale (mentre i due fratelli sono coltivatori diretti), ma continua a mantenere viva questa passione per i trattori e per la terra, fino a che riuscirà ad acquistare la cascina di San Mauro, che oggi è il cuore della tenuta. Famiglia e lavoro prima di tutto, e così nel tempo questa passione rimane "tranquilla", ma poi con i primi anni Ottanta esplode, ed Ettore Bianco inizia le ricerche che lo porteranno a realizzare la propria collezione. Oggi i "pezzi" sono oltre venti, tra cui una dozzina di "testacalda", oltre a trebbiatrici e altri macchinari. La visita inizia davanti a quella che era la casa padronale, dove fanno bella mostra di sé un Orsi Argo (che si può considerare l'inizio, il primo pezzo, quasi "la numero uno") e un Landini Velite. Di quest'ultimo, Bianco sottolinea con un pizzico di orgoglio che è stato un po' il capofila dei trattori d'epoca nella zona di Nizza Monferrato, dove poi l'ha acquistato: è targato AT 0372, è stato realizzato nel 1941, ma immatricolato solo dopo la guerra, nel 1946. E soprattutto, è tutto originale, in ogni singolo pezzo. Di fronte, sotto un porticato, altri trattori tra quelli più utilizzati e sempre pronti per essere messi in moto: un Landini L45, un Landini Velite, un Orsi 025 e un Super Landini; di fianco, un raro Pampa, realizzato in Argentina (su licenza Lanz, negli anni tra il 1945 e il 1950) e ritrovato poi ad Acqui, nell'astigiano. Mentre si continua la visita alla collezione, un Landini L35 e, vicino, una Fiat 1400 fanno capolino dal porticato di fianco alla cantina e agli impianti di vinificazione, mentre nel porticato dietro il cascinale si possono vedere un Orsi Argo, un Landini 44 e una trebbiatrice Orsi, oltre a qualche macchinario per il mais. Di fianco a quella che era una stalla, sono conservati un Landini L25 e un Su per Orsi R. V. (il "retromarcia veloce", uno di quelli a cui Bianco più è legato, insieme con i Fordson e gli Orsi, in particolare il primo Argo), oltre a una serie di Fiat cingolati (quattro 605, un 45 e un 60). E poi ancora, in un capannone poco distante, diversi pezzi e altri trattori, tra cui due Fordson (di cui uno azzurro e antecedente gli anni Venti, l'altro degli anni Quaranta e con motore a petrolio) e un OM 45 Super degli anni Sessanta con appena 2.490 ore di lavoro. Nei pressi, anche trebbiatrici, una pressa Saima (per realizzare il traino completo) e poi una trebbia-sfogliatrice da mais Balduzzi-Rovida, recuperata una decina di anni fa da un trebbiatore del cuneese.

 

Gli acquisti "imposti"

Gli episodi più curiosi, legati a questa ricerca ormai trentennale? «Ce ne sono stati proprio tanti - sorride Bianco -, dalla volta in cui ho contrattato una trebbia nella zona di Catanzaro, dove mi trovavo con mia figlia e girovagando mi sono imbattuto in una cascina (anche se poi la spesa di trasporto fu esattamente uguale a quella di acquisto) agli acquisti "imposti", del tipo "se vuoi la pressa devi prendere anche la trebbiatrice", come mi accadde una volta nel Saluzzese. Ricordo, tra gli episodi, un giorno in cui ero in giro per lavoro, nell' Albese: giungo in una cascina, parlo con il proprietario, dobbiamo seguire delle pratiche. Mentre mi parla passeggiamo, e a un certo punto noto sotto una tettoia, in mezzo a mais, fascine e legno, pezzi di ferro e parti di un motore. Nessuna mascherina, non capisco di che si tratta e così interrompiamo il discorso di lavoro per "scoprire" (letteralmente) il trattore: era un R. v., che poi ho acquistato e col tempo ho sistemato». Una passione portata dentrofin dall'infanzia, cresciuta negli anni, anche quando nessuno apprezzava questi "pezzi" del recente passato e quando, all'improwiso, il mercato è scoppiato anche nel Piemonte meridionale. «In poco tempo - ricorda - i pezzi più pregiati cominciarono a essere molto ricercati, il commercio divenne sempre più florido e già in quegli anni i prezzi lievitavano rapidamente. In tutta sincerità, non mi sono mai piaciuti gli appassionati che sono anzitutto commercianti, perché l'ottica del profitto condiziona quella che è prima di tutto una passione, e che tale deve rimanere».

 

 

UN SOGNO NEL CASSETTO

L'emozione del giro in trattore, sul "testacalda", intorno all'albero al centro del cortile, di fronte alla casa padronale della tenuta. Oppure vicino al viale alberato che porta alla cappella privata della famiglia nobiliare che possedeva in passato Tenuta San Mauro. I ritmi lenti che sa regalare un angolo tra le coll ine. La gioia di far salire i nipotini, insieme a quella di riuscire ad avviare un motore ingolfato. C'è anche tutto questo nella passione per i trattori d'epoca, in Ettore Bianco, che ha comunque già "contagiato" i figli, in particolare il più giovane, Mauro, che si occupa delle vigne e che ha avviato la vinificazione, puntando su Barbaresco (con terreni a Neive, che rientra nell'area di produzione di questa Docg), Barbera e Moscato. «Già da giovane leggevo riviste dedicate ai trattori e alla meccanizzazione agricola - ricorda Bianco -, ho sempre seguito con passione e curiosità questo mondo. Il bello di queste macchine è girargli attorno, guardare i particolari, apprezzarne ogni componente meccanica, dedicare attenzione e manutenzione. Ci vorrebbe un sacco di tempo, magari con l'aiuto di amici ed esperti. Invece io, come tanti altri appassionati, sono sempre di corsa: ci ripromettiamo sempre, anche quando parlo con altri appassionati, che nell'inverno successivo vogliamo dedicare tempo per rimettere a posto qualche trattore o un macchinario, e poi invece non ci riusciamo mai. Ne parlo spesso, anche con l'amico Sergio Ambrogio, di Beinette (CN): ci conosciamo da molto tempo, entrambi abbiamo fondato club e oggi siamo iscritti al Gamae di Reggio Emilia, cerchiamo di aiutare anche altri appassionati e soci ». Una passione personale e familiare, quindi, ma anche da condividere, come aggiunge Bianco. «lo ho cominciato in casa, e poi sono sempre andato in giro a cercare pezzi antichi, non solo trattori, ma anche trebbiatrici o altri macchinari, oppure tanti altri pezzi, che oggi potrebbero dare tranquillamente vita a un mu- seo della civiltà contadina. Ho sempre recuperato e acquistato pezzi che altrimenti sarebbero andati persi, dalle forbici per potare alle bascule alle macchine da zolfo in legno, pur senza sapere che cosa ne avrei fatto e che cosa ne farò, ma mi piacciono talmente tanto! E poi fanno parte della storia di questa terra, sono nelle radici di questo territorio e delle sue famiglie, di chi ha faticato, e molto, per coltivare e preservare questo angolo di Piemonte: per questo sono così importanti per me». «Ho tante idee - confida ancora il collezionista -, ma manca sempre il tempo. E continuo ad avere un sogno, che un giorno mi piacerebbe realizzare: creare uno spazio per appassionati di trattori d'epoca, in cui dare vita a raduni, ma anche a un circolo e a un museo, affinché queste testimonianze della vita contadina del nostro passato possano essere visti e apprezzati da tante persone». - F.B

 

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