• di Cristiano Riciputi
Collezionare trattori antichi
non ha senso se è fine a se stesso, così come per qualsiasi collezione. Ogni pezzo ha valore solo se è possibile ricostruirne la storia, se esistono documenti che danno testimonianza di come era in origine la macchina, su chi e quando l’ha prodotta, sui mercati in cui si è diffusa. Poi il massimo sarebbe ricostruirne la microstoria, vale a dire chi l’ha usata, per quali lavori e in che periodo. Non tutti la pensano così, mentre Enrico Laghi di Faenza (Ra), quasi 80 primavere alle sue spalle, è un cultore della ricostruzione storica, dei documenti. Nel ‘giro’ dei collezionisti è considerato il vero esperto, colui al quale rivolgersi quando si ha un dubbio.
Laghi non è un collezionista come tanti che abbiamo incontrato su queste pagine: certo, ha una sua collezione di trattori, ma il suo scopo principale è quello di recuperare, catalogare e conservare documentazione. «Ormai raccolgo materiale cartaceo da 60 anni – spiega Laghi, un romagnolo di poche parole contraddistinto da una modestia tale per cui non è facile carpirgli notizie – e quello che più mi affascina è ricostruire lastoria che c’è dietro ad ogni trattore. E scoprirne anche gli errori. Ad esempio, guardi quel manifesto lì – dice indicando un quadro appeso alla parete del suo studio . È la pubblicità della Landinetta del 1957, eppure il disegno ritrae un Landini 45. Queste incongruenze vanno evidenziate perché fanno parte della storia». La ricerca del materiale ha portato alla scoperta di situazioni interessanti,come la graduale sostituzione dei trattori con motore endotermico a scapito delle cosiddette ‘locomobili’. In diversi libri si legge che quando comparvero i primi trattori con motore a combustione interna (ai primi del ‘900), in brevissimo tempo le cosiddette vaporiere o locomobili scomparvero. «Ma non è così – ribatte Laghi – e io ne ho le prove. Un catalogo della Case del 1928 pubblicizza, assieme, trattori endotermici e locomobili, testimoniando così che le due tipologie hanno convissuto per molti anni. È probabile che ci fossero comunque delle tipologie di aziende che, per certi lavori, continuassero a preferire la locomobile. Altrimenti Case non avrebbe continuato a produrle e a pubblicizzarle».
Ex-contoterzista
Grazie all’ampia documentazione raccolta in oltre 50 anni, Laghi, che di mestiere faceva il contoterzista, è in grado di ricostruire l’evoluzione della meccanizzazione. Il suo studio è organizzato in tanti schedari su cui si leggono i nomi delle case costruttrici, oppure le diversetipologie di trattori o di attrezzature. I documenti parlano anche di strategie di marketing. Laghi ci mostra unabrochure della Bubba, datata 1924. Qui sono riportate le opinioni, ovviamente tutte positive, di clienti Bubba (con nome, cognome e città) che elogiano i pregi riscontrati nella macchina acquistata. A quasi 100 anni di distanza, è una strategia di marketing ancora ampiamente utilizzata.
Ma pur avendo molto, Laghi non ha tutto. «È impossibile riuscire a recuperare tutta la documentazione prodotta, anche perché si tratta di stampe di quasi cento anni fa. E poi gli agricoltori non erano avvezzi a conservare a lungo i documenti. Ma non addossiamo a loro le colpe: in Italia anche le case costruttrici hanno ampie lacune in questo settore. Un mio desiderio sarebbe quello di recuperare dei documenti sulla casa costruttrice faentina Righi. Di questa ho solo una pubblicità di un trattore nei primi decenni del secolo scorso. Costruirono pochi esemplari, come mi confermò un novantenne ex operaio ormai 30 anni fa. E poi ci fu la Baroncelli di Ravenna, di cui ho trovato conferma dell’esistenza per la partecipazione a un concorso per ‘rimorchiatore d’aratro’».
Restauro
Parlando di documenti non si può tralasciare l’argomento del restauro che, per Laghi, deve essere di tipo conservativo. «Prima di smontare o riparare il proprio trattore, bisognerebbe consultare le schede tecniche e guardare foto d’epoca, soprattutto per le macchine più antiche. Si eviterebbero certe ‘castronerie’ che si vedono in giro» dice con tutta franchezza il collezionista. C’è pure una tirata d’orecchi per certi tipi di collezionisti. «Sono capaci di spendere 20mila euro o anche più per un trattore, ma poi non vogliono spenderne 100 per la documentazione relativa. E questo è un errore, perché i documenti, i depliant e anche le pubblicità possono aiutare a capire come era in origine la macchina. E se si scopre che vi sono dei pezzi non originali, si può abbassare la quotazione». Ma dove si trova questo tipo di documentazione? Laghi dice che per lo più l’ha trovata nelle bancarelle dei mercatini o presso coloro che andavano a vuotare cantine e solai e poi rivendevano a peso quanto recuperavano. Raramente ha recuperato qualcosa dagli agricoltori.
Motoaratura
Uno dei documenti che, storicamente, ha maggior valore, è l’originale del censimento Uma del 1946 il quale riporta una prima statistica sul numero di trattori e motori agricoli presenti in Italia e suddivisi per provincia. È molto fiero della partecipazione «quand’ero giovane» ci tiene a precisare – a tanti campionati di motoaratura, manifestazioni piuttosto diffuse negli anni ‘50 e 60. Nello studio, Laghi ci mostra il diploma ricevuto come primo classificato al campionato provinciale di motoaratura del 1963, dove partecipò con un Fiat 411R che trainava un aratro Gambi. Di quel giorno conserva ancora il pettorale di partecipazione. «Erano manifestazioni belle, alle quali partecipavano non solo tanti concorrenti, ma erano seguitissime anche dal pubblico». Ma oltre alla carta, Laghi ha anche diversi trattori: fra tutti da annotare un Super Orsi 35 CV del 1934, tenuto alla perfezione. Pregevole anche un Lanz 2206 (22 CV) del 1953. Vicino al capannone dei trattori il collezionista ha anche una raccolta di fanali di tutti i tipi. Quelli più antichi e preziosi, però, li tiene sottochiave in un posto al sicuro. Un’ultima annotazione: Laghi possiede anche tantissimi numeri della nostra rivista Macchine e Motori Agricoli. Ed è un piacere potergli scattare una fotografia con, in mano, il primo numero della rivista, datata 1946.