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ALLA RICERCA DELLA DT

 

Doppia trazione. È la “parola magica” nella collezione di Bruno Santachiara a Reggio Emilia. Praticamente tutta made in Italy

 

• di Francesco Bartolozzi

«A oggi ho 41 trattori in collezione, ma intendo “smaltire” pezzi comuni per prenderne di più rari, come ad esempio i modelli di trattori con la doppia trazione. Quando ci sono le fiere, infatti, io cerco di portare macchine che altri non hanno: ad esempio anzichè la tradizionale Piccola della Fiat, che è facile vedere in giro, preferisco portare quella con la doppia trazione, decisamente più difficile da trovare». Bruno Santachiara, exagricoltore di Reggio Emilia, è una persona molto riservata e cordiale, ma con le idee ben chiare in fatto di collezione. Non per niente è stato più volte oggetto di visite da parte di esperti del settore e di aziende come la Hachette. Il suo criterio di scelta è quello della rarità, soprattutto in termini di doppia trazione. È ormai il filo conduttore della sua collezione, ad esempio anche quando parla dell’OM 45R DT, il 45 cavalli prodotto dall’azienda con partecipazione Fiat nella seconda metà degli anni Cinquanta. «In occasione delle fiere cui ho partecipato quest’anno, le persone rimanevano a bocca aperta, tanto da pensare che l’avessi fatto io. Invece, è semplicemente una rarità, perché ne hanno prodotti pochi esemplari: si tratta, infatti, di una trasformazione che faceva per la OM la Manuel Selene, una ditta della provincia di Torino». Di origini agricole (da due generazioni), ma non più agricoltore da quando tre anni fa l’alta velocità, i ponti di Calatrava e il bosco urbano gli hanno espropriato praticamente tutta la terra, Santachiara ha mantenuto comunque la passione per le macchine agricole che gli ha trasmesso il padre. Tanto che il suo obiettivo primario oggi è trovare una degna collocazione alle sue “perle”, che sono rappresentate, oltre che dai trattori, anche da una cinquantina di pompe e da una cinquantina di motori fissi. Al momento conserva il tutto in una serie di box in lamiera che fungono anche da officina per il restauro delle macchine stesse. «A me interessa solo che il motore sia funzionante e che le gomme siano in buono stato, dopo di che il restauro di carrozzeria e impianto elettrico è pane per i miei denti». Non per niente i trattori sono tutti funzionanti, oltre che corredati dei documenti originali. Lo spazio a disposizione è, quindi, uno dei limiti all’espansione della collezione di Santachiara, anche se il primo deterrente rimane il prezzo.

 

Prezzi esorbitanti

«Da quando siamo passati dalla lira all’euro – ci spiega – i prezzi sono letteralmente raddoppiati. Adesso sotto i 5mila euro non si trova più niente di particolarmente raro. Il mercato di questi mezzi sicuramente c’è, ma i prezzi sono quasi sempre fuori portata». Santachiara non è mai andato troppo in giro alla ricerca dei suoi pezzi. Tutt’al più si è spinto fino alle montagne intorno a Piacenza per l’OM di cui sopra («Le zone montane sono un buon posto per trovare rarità soprattutto in termini di doppia trazione e cingoli» – ci spiega) e oggi usa soprattutto Internet come motore di ricerca per scovare rarità. Che, come detto, oltre ai trattori vedono la presenza di pompe e motori fissi. «Quando andavamo dai demolitori con mio padre – racconta Santachiara – questi pezzi molto spesso erano abbandonati per terra, così con pochi euro riuscivamo a portarli a casa. Stessa cosa per i motori, che smontavamo dalle falciatrici. Poi abbiamo recuperato anche qualche attrezzatura tra seminatrici, mietileghe e falciatrici che usavamo quando ancora avevamo l’azienda». Quello che manca sono le macchine da raccolta, ma per il solo motivo di spazio. «Sono ormai 5 anni che mi stanno proponendo una trebbia Ama, ma sinceramente non saprei dove metterla.Unamacchina del genere, infatti, andrebbe messa in bella vista. Mi piacerebbe tenerla dentro una sorta di “megabacheca” in vetro, perché le cose belle vanno fatte vedere, non ha senso tenerle nascoste».

 

Pompe e motori fissi

Vediamo in breve i modelli più interessanti della collezione di Santachiara. Detto della Piccola e dell’OM 45R DT, non si può non citare il primo pezzo della collezione, ossia il primo trattore comprato da suo padre, o meglio una carioca, la Bonacini e Chiossi, con motore Tebaldini da 9 CV a petrolio del 1953. Saltando, invece, all’ultimo acquisto, si passa al Calzolari TC 15 (non nei colori originali, peraltro), che arriva da Castelnuovo di Sotto (Re), di cui ne sono stati prodotti 53 esemplari prima che l’azienda reggiana lo “cedesse” alla Fiat che lo “trasformò” nella Piccola detta “Montanina” (Fiat 18 prima e 251R successivamente). Rimaniamo in tema di doppia trazione e citiamo un Sametto 120 DT vigneto (preso in scambio con un Landini R8000 Special), un Same DA 30, detto “tipo Trento” (era un modello particolarmente stretto per poter lavorare nei filari tipici del Trentino), e un Lamborghini 1 R DT. Lasciamo la doppia trazione per segnalare un’altra carioca, la Ferrari F2, realizzata con mezzi militari ed equipaggiata con motore Lombardini monocilindrico orizzontale a vasca dei primi anni 50. Altre particolarità sono il Corghi con motore Slanzi bicilindrico da 20 CV (in pratica la “fotocopia” del Lesa LDV 20 da 18 CV del 1960, in quanto la Corghi negli anni ‘60 aveva acquistato il brevetto dalla Lesa e continuò a fare i trattori con lo stesso stile, ma con colori diversi), il Landini 3540, il solo Landini testa calda presente in collezione, la Fiat 251R e, unico esemplare straniero, il Fordson E 27 N, con motore 4 cilindri a petrolio, del 1951. Tra i tanti modelli di pompe e motori fissi ci limitiamo a segnalare il motore Vincenzi da 56 CV con pompa Ruggerini e il motore Bernard con pompa Dalmine (si tratta dell’unico modello di pompa realizzato dalla Dalmine, ditta bergamasca produttrice di bombole per gas). Chiudiamo, come spesso facciamo, con il sogno nel cassetto di Santachiara, che immancabilmente rimanda a una doppia trazione. «Un trattore che mi piacerebbe avere è il Fiat 25 DT, perché ne sono stati prodotti pochi esemplari, ma al momento i prezzi sono troppo alti. Il mio desiderio, comunque, è anche realizzare questo nuovo capannone, se non un museo vero e proprio. Trattandosi di area a verde pubblico, si potrebbe far rientrare questa struttura in una sorta di percorso dove le persone interessate il sabato e la domenica possono venire a visitare anche le macchine agricole d’epoca. Chissà, se il Comune mi approva il progetto... ».

 

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